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Ma l’equità cosa ha a che fare con la giustizia?

“La giustizia è la volontà costante e perpetua di dare a ciascuno il suo diritto” (Ulpiano, Digesto Libro I).

1. Introduzione

L’equità nel diritto mira a garantire il raggiungimento della giustizia, tenendo conto delle circostanze specifiche di ciascun caso e si preoccupa di assicurare che le persone ricevano ciò di cui hanno bisogno per essere o raggiungere un piano di parità; a differenze dell’uguaglianza che concentra nel trattare tutti allo stesso modo

Storicamente, l’equità ha avuto un ruolo significativo nei sistemi giuridici, dove le corti di equità sono state istituite per mitigare la rigidità delle leggi comuni.

Nei sistemi di common law, in particolare,  l’equità è stata sviluppata attraverso le corti di Chancery (Caso Earl of Oxford’s, 1615 per il Regno Unito, Caso Brown c.. Board of Education, 1954 U.S.A.) le quali  offrivano rimedi giuridici più flessibili rispetto alla rigida applicazione della legge comune. Contrariamente, nei sistemi di civil law, l’equità è spesso integrata direttamente nei codici legislativi, rendendo di fatto meno visibile la distinzione tra legge ed equità.

Nel diritto civile italiano, l’equità gioca un ruolo chiave in particolare nel campo dei contratti e nelle obbligazioni, dove è strettamente legata all’istituto della buona fede.

Questi principi sono stati oggetto di profonde evoluzioni giurisprudenziali, di recente anche in tema di bilanciamento delle prestazioni contrattuali divenute di difficile esecuzione a causa di eventi esterni imprevedibili (si pensi a tutta la giurisprudenza che ha affrontato l’esecuzione delle prestazioni contrattuali nel periodo del Covid).

2. Equità: una storia lunga millenni.

Aristotele, uno dei più influenti filosofi dell’antichità, ha trattato il concetto di equità, o epieikeia, in modo approfondito nella sua opera Etica Nicomachea. La sua analisi dell’equità è fondamentale per comprendere come questo principio è stato integrato nel pensiero giuridico e morale occidentale.

Equità come Correttivo della Legge.

Per Aristotele l’equità è un correttivo necessario alla legge., La legge è di natura generale e non può quindi prevedere tutte le specifiche circostanze che possono sorgere nei casi concreti. La generalità della legge, se applicata rigidamente, rischia di sconfinare nell’ingiustizia. L’equità, , interviene per adattare la legge alle circostanze specifiche, garantendo così un risultato più giusto.

In Aristotele, pertanto il tema dell’equità fa parte della praxis, la conoscenza e la capacità dell’uomo di arrivare a soluzioni adatte al caso concreto. “Il medico cura Socrate, non l’uomo”, scriveva il filosofo. (Etica Nicomachea, Libro V).

La Natura dell’Equità. Per Aristotele, l’equità si lega fortemente al concetto di giustizia. Egli distingue tra due forme di giustizia: quella generale (legale) e la quella particolare (equità). La giustizia legale concerne il rispetto delle leggi universali, mentre l’equità si occupa di quei casi dove l’applicazione letterale della legge non riesce ad arrivare  a un risultato “giusto”.

Aristotele definisce l’equità come una forma di giustizia superiore in quanto tiene conto delle particolarità del caso concreto; richiede una comprensione profonda delle circostanze specifiche e un giudizio moralmente saggio.

E nel contesto romano?

L’equità, o aequitas, ha giocato un ruolo significativo anche nel contesto del diritto romano, influenzandone il sistema giuridico e, di conseguenza, i sistemi giuridici moderni. L’equità nel diritto romano ha rappresentato un concetto di giustizia che travalica la rigida applicazione delle leggi, permettendo di integrare lo jus civile (diritto civile), il corpo di leggi applicabile ai cittadini romani, attraverso gli strumenti dell’editto pretorio, uno degli strumenti principali attraverso i quali i magistrati romani introducevano principi di equità per risolvere le lacune o le ingiustizie delle leggi esistenti, nonché le actio utilis e le actio in factum, strumenti attraverso i quali i pretori potevano concedere azioni legali speciali, non previste dal diritto civile.

Per approfondire

Moderne teorie dell’Equità.

John Rawls.

nel suo libro “A Theory of Justice“, propone il concetto di “giustizia come equità“, che implica che le istituzioni sociali dovrebbero essere organizzate in modo tale da garantire una distribuzione equa delle risorse e delle opportunità.

Basato su due principi cardine; Il principio di uguaglianza e quello di differenza, il pensiero di Rawls in sintesi giustifica le disuguaglianze solo nel caso in cui siano in grado di migliorare  le condizioni dei meno avvantaggiati.

Amartya Sen. critica l’approccio di Rawls, sostenendo come sia[ls4]  necessario considerare non solo le risorse, ma anche le capacità delle persone di convertirle in benessere. Questo porta all’Approccio delle Capacità, sviluppato con Martha Nussbaum, il quale sottolinea l’importanza di garantire che ogni individuo abbia le capacità necessarie per vivere una vita dignitosa.

3. Equità e Mediazione

L’equità e la mediazione sono concetti strettamente collegati:entrambi mirano a raggiungere un risultato giusto e bilanciato, tenendo conto delle circostanze specifiche di ogni caso. Entrambi gli strumenti cercano di andare oltre la rigida applicazione delle leggi per trovare soluzioni che siano percepite come giuste dalle parti coinvolte. Potremmo dire che l’equità è il principale fine a cui tende la mediazione.

La mediazione, infatti, è un processo di risoluzione delle controversie che coinvolge un mediatore neutrale che aiuta le parti a raggiungere un accordo reciprocamente accettabile.

Adattabilità e Flessibilità. condividono entrambi [ls5] l’importanza dell’adattabilità e della flessibilità. +L equità permette ai giudici di prendere decisioni più giuste adattando la legge, la mediazione permette alle parti di trovare soluzioni creative e personalizzate ai loro problemi, prescindendo dal risultato che la legge attribuirebbe a quello specifico caso.

Focus sul Consenso. La mediazione si basa sul consenso e sulla cooperazione tra le parti, piuttosto che su una decisione imposta da un giudice. Questo è in linea con l’approccio equitativo, che cerca di bilanciare gli interessi delle parti in modo giusto e ragionevole.

Conclusione

L’equità e la mediazione condividono un obiettivo comune: raggiungere risultati giusti e bilanciati che tengano conto delle circostanze particolari di ciascun caso. In questo senso, certamente si può concludere che l’equità, e quindi la mediazione, ha a che fare con la giustizia, rappresentandone un mezzo di raggiungimento. Nel contesto del diritto italiano, mentre l’equità consente ai giudici di adattare le leggi per ottenere giustizia, la mediazione offre un processo cooperativo in cui le parti possono lavorare insieme per trovare soluzioni personalizzate. Entrambi i concetti sono fondamentali per un sistema giuridico che mira non solo all’applicazione rigorosa delle leggi, ma anche alla realizzazione di una giustizia percepita come equa e soddisfacente per tutte le parti coinvolte.#

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