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Contenziosi Internazionali e Mediazione: Una Scelta Strategica per le Imprese

Le imprese che operano a livello internazionale sanno bene quanto una controversia con un partner estero possa rivelarsi complessa. Differenze linguistiche, normative e culturali si sommano alle difficoltà operative e logistiche, rendendo il contenzioso transfrontaliero una vera sfida. In questo contesto, la mediazione si rivela uno strumento estremamente efficace: rapida, economica, flessibile e — soprattutto — capace di superare ostacoli che renderebbero il processo ordinario un percorso a ostacoli. Non sorprende che sempre più aziende internazionali, grandi e piccole, scelgano la via della mediazione per risolvere i loro conflitti.

Il processo internazionale: tempi lunghi, costi elevati, incertezze giuridiche

Promuovere una causa giudiziaria all’estero o contro una controparte straniera significa affrontare numerosi problemi: quale giudice è competente? Quale legge si applica? E, soprattutto, come far valere una sentenza ottenuta in un altro Paese? Anche quando esiste una convenzione internazionale applicabile, come il Regolamento Bruxelles I-bis o la Convenzione di Lugano, resta il fatto che i tempi sono lunghi e i costi elevati. La necessità di traduzioni ufficiali, consulenze di diritto straniero e assistenza legale locale può far lievitare la spesa in modo esponenziale, talvolta superiore al valore della controversia stessa.

La mediazione come risposta al conflitto internazionale

La mediazione offre un approccio radicalmente diverso. Non è vincolata da criteri di competenza territoriale o di legge applicabile, perché è uno spazio volontario e negoziale, non una sede giurisdizionale. Le parti possono scegliere liberamente la sede, la lingua, il mediatore e le modalità con cui condurre l’incontro. Questo elimina fin dall’inizio molte delle complicazioni tipiche del contenzioso internazionale. Inoltre, le regole procedurali sono flessibili: non servono documenti formali, non esistono prove da notificare secondo rigidi criteri, non c’è una parte vincente e una perdente. Tutto è costruito per facilitare la comunicazione e la ricerca di un punto d’equilibrio.

La neutralità del mediatore come garanzia di equilibrio

Uno dei grandi vantaggi della mediazione internazionale è la possibilità di nominare un mediatore terzo e imparziale, estraneo a entrambe le giurisdizioni coinvolte. In un contenzioso tra un’impresa italiana e una francese, per esempio, le parti possono scegliere un mediatore svizzero, o comunque un professionista percepito come equidistante. Questo riduce la diffidenza reciproca e rafforza la legittimità del processo. La scelta del mediatore può ricadere su un professionista esperto del settore commerciale in cui è sorta la controversia, capace di comprendere anche le dinamiche tecniche dell’accordo sottostante.

La Convenzione di Singapore e la forza degli accordi

Dal 2020 è in vigore la Convenzione di Singapore sulla mediazione, che consente il riconoscimento e l’esecuzione internazionale degli accordi raggiunti in mediazione nelle controversie commerciali transfrontaliere. Si tratta di un passo avanti fondamentale per la diffusione della mediazione su scala globale. L’Italia non ha ancora ratificato la Convenzione, ma numerosi Paesi sì, tra cui Stati Uniti, Cina, India, Qatar, Singapore. Questo significa che un accordo di mediazione sottoscritto secondo le regole della Convenzione può essere eseguito direttamente nei Paesi aderenti, al pari di un lodo arbitrale. Per le imprese italiane che commerciano con l’estero, è un incentivo a scegliere la mediazione come strumento di prevenzione e gestione dei rischi contrattuali.

Mediazione o arbitrato? Confronto tra due strumenti

L’arbitrato è spesso considerato lo strumento per eccellenza nei contratti internazionali. Tuttavia, è costoso, formale e spesso più lento della mediazione. Mentre l’arbitrato mira a sostituire il giudizio con un lodo vincolante, la mediazione punta alla collaborazione. È anche possibile combinarli: molte clausole prevedono che, prima di avviare un arbitrato, le parti debbano tentare una mediazione. Questo modello “step clause” consente di tentare una soluzione negoziale prima di investire tempo e risorse in un procedimento più strutturato. Non è raro che una mediazione ben condotta riesca a risolvere il conflitto prima ancora che venga attivata l’arbitrabilità della controversia.

Esempio pratico: un contratto di distribuzione con contenzioso latente

Una PMI italiana esportatrice di macchinari industriali si trovava in disaccordo con un distributore tedesco in merito alla ripartizione delle spese di assistenza post-vendita. Il contratto era ambiguo, e le parti avevano interessi divergenti. Invece di avviare un procedimento in Germania, con i costi e le incertezze che ne sarebbero derivate, le parti hanno scelto la mediazione. L’incontro si è svolto online, in inglese, con un mediatore esperto di diritto commerciale internazionale. L’accordo ha previsto una ripartizione dei costi proporzionale ai ricavi generati da ciascuna parte, evitando un conflitto che avrebbe potuto danneggiare entrambe le imprese. E soprattutto, ha salvato una collaborazione commerciale pluriennale.

La cultura della mediazione nei mercati internazionali

Nei contesti internazionali, la propensione alla mediazione varia da Paese a Paese. In Asia, ad esempio, è uno strumento molto apprezzato per la sua capacità di evitare la perdita di faccia e di mantenere rapporti armoniosi. In Nord America, è spesso vista come una fase fisiologica nella gestione del contenzioso. In Europa, la cultura della mediazione è in crescita, ma ancora poco radicata in ambito commerciale. Le imprese italiane che vogliono operare all’estero devono considerare anche questo aspetto culturale e prepararsi a dialogare con partner che vedono nella mediazione una prassi, non un’eccezione.

Una scelta consapevole da inserire nei contratti

Prevedere la mediazione nei contratti internazionali è una scelta strategica che dovrebbe essere valutata fin dalla fase della negoziazione. Le clausole di mediazione – possibilmente abbinate a una successiva fase arbitrale – consentono di fissare in anticipo regole chiare per affrontare eventuali controversie. È importante definire: la lingua della mediazione, l’organismo di riferimento, la sede fisica o telematica, e le modalità di attivazione. Inserire la mediazione nei contratti internazionali non è solo un gesto di apertura, ma una forma concreta di gestione del rischio.

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